UNA NUOVA FORMA DI NEGAZIONISMO:

LA CONCEZIONE DEI CAMPI DI STERMINIO COME PURA ABERRAZIONE PSICHICA

CAMUFFANDO LO SCHIAVISMO IPER-CAPITALISTA COME PURA FOLLIA SI TENTA DI OCCULTARE LA REALE NATURA DELLO STERMINIO NAZIFASCISTA

La riscoperta dello schiavismo, chiave di lettura del fascismo contemporaneo

L’elemento-chiave per la comprensione del nazifascsmo è il ricorso generalizzato allo schiavismo più disumano per il superamento della grande crisi economica. Schiavismo ampiamente annunziato nelle premesse teorico culturali che erano state sviluppate negli anni precedenti. Se non si chiarisce a sufficienza questo punto, si rischia di confinare il fascismo nel campo della psicopatologia di massa e di perderne di vista il profondo significato sul piano economico.

Laddove la società liberal-democratica afferma di aver totalmente eradicato ogni traccia di schiavismo, la sua mutazione, il fascismo, vera ruota di scorta del liberalismo, (come è dimostrato dall’esame dei periodi di transizione al fascismo in ogni nazione che abbia seguito tale percorso) ha sempre posto il lavoro coatto a suo fondamento economico.

Il fascismo italiano arrestava il genocidio dei popoli libico ed etiopico solo nel momento in cui la manodopera indigena rischiava di essere insufficiente alle esigenze colturali o industriali italiane. Tutta la documentazione reperibile lo conferma in modo in equivoco.

In Germania le pratiche di annientamento e sterminio erano entrati in uso ben prima del 1941 e non nei confronti degli Ebrei, ma proprio dei mitici ariani germanici se essi non erano in grado di produrre valore. La vasta documentazione prodotta da L. Poliakov (Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, 1995, fondamentale collazione di documenti storici) dimostra come già nel 1939 (ufficio T4) appositi reparti ospedalieri provvedevano alla eliminazioni delle “bocche inutili”: disabili,vecchi, ammalati cronici. Era stata prevista la eliminazione di un milione di “bocche inutili”. Per vari motivi il loro numero reale fu di “soli” 70.273.

La teorizzazione esplicita dell’uso economico della merce-uomo trovò il massimo esponente in Himmler, il vero teorico dell’ uso del lavoro schiavistico per la soluzione dei problemi economici della nazione germanica e più in generale dell’ impero a comando tedesco di cui si prevedeva l’imminente avvento.

Schiavismo, sia sempre ben chiaro, non solo nei confronti degli Ebrei (la scelta di questo popolo quale capofila della riduzione in schiavitù richiede una analisi storica che esula dai limiti della presente nota) ma di ogni popolo refrattario alla dominazione germanica, quali Rom, Russi, Bielorussi, di migliaia di soldati italiani che non intendevano collaborare, di ogni opposizione politica, comunisti in prima fila,con la mostruosa aggravante che, dall’invasione della Polonia in poi, il numero di schiavi fu di gran lunga superiore alla possibilità di loro utilizzo. Essi vennero quindi usati “a perdere”, assolutamente sottoalimentati, e, appena inadatti al lavoro, eliminati assieme a vecchi e bambini.

Come dimostra la vasta ed inconfutabile documentazione disponibile, i campi di sterminio furono il terminale di un processo di sfruttamento totale e assoluto dell’uomo, rastrellato nel corso di spedizioni analoghe a quelle che le società schiavistiche della epoche storiche precedenti organizzavano per approvvigionarsi di merce-lavoro.

Ma mentre nelle esperienze storiche a noi note la merce-schiavo veniva almeno mantenuta in vita per mantenerne e valorizzarne il suo valore di mercato, nel caso del nazifascismo la disponibilità di schiavi fu tale da permetterne il loro uso con il minimo costo (pressoché zero) per cibo e vestiario, e la successiva eliminazione, dalla quale veniva oltre tutto estratto altro valore (oro, occhiali, vestiario, persino materia di origine organica).

Questo è l’inevitabile sviluppo di una società neo-schiavista se la merce-uomo diventa sovrabbondante. E questo è il vero significato della retorica dell’Uomo superiore, dell’Individuo che si erge contro la massificazione dei popoli per imporre il suo essere “più in alto”

I campi di sterminio furono in realtà campi di schiavitù fino alla morte ed allo sterminio. Attorno ad essi già dal 1940 fiorirono migliaia di attività di tipo capitalistico. Hermann Goering werke, I.G. Farben , ecc. ecc. aprirono un incredibile numero di reparti attorno ad Auschwiz ed agli altri più importanti campi.

E’ una realtà che viene costantemente nascosta o sottovalutata da tutto il fronte capitalistico, dai fascisti fino ai revisionisti moderni, per non ammettere la reale natura del sistema dello sfruttamento, che non arretra davanti alle mostruosità più aberranti se esse sono necessarie al raggiungimento dello scopo finale, la valorizzazione AD OGNI COSTO del capitale.

Un fenomeno da analizzare con attenzione fu la creazione di fiorenti attività industriali ed agricole private da parte del comando centrale e di comandi distaccati di SS, tutti gestiti utilizzando rigorosamente la merce-schiavo ampiamente disponibile. La nascita quindi di una classe di imperialisti che sfruttavano in prima persona la supremazia militare per estorcere plus-valore alla manodopera schiava.

Questo fu il fascismo reale nella sua forma più sviluppata, questa è la “visione etica dello Stato”, formato da “uomini superiori, gerarchicamente organizzati per l’ottenimento del superiore fine della difesa dei Valori supremi e della purezza della razza e per la Gloria della Nazione”.

Nell’anno della retorica commemorazione dell’ “Olocausto”, finalizzata in realtà al giustificazionismo dei massacri commessi dallo stato ebraico nei confronti dei popoli arabi, occorre dare una base profonda all’orrore che suscita il ricordo dei campi di sterminio, la coscienza che solo la definitiva eliminazione del sistema dello sfruttamento potrà eliminare il ripetersi di eventi di tale natura.

Le collusioni costanti, anzi l’identità tra fascismo repubblichino mussoliniano e nazismo germanico, dai rastrellamenti alla gestione di campi di sterminio come la risiera di S. Sabba,

i campi di sterminio monarchico – fascisti di GONAR E ARBE, debbono costituire la base storica per valutare il periodo delle foibe e della giustizia partigiana negli anni ’45 e ’46. Astraendo da esse, come fanno gli illustri revisionisti degli ultimi anni, si fornisce esattamente una base giustificazionista al revanscismo fascista di questi anni e si mina alla base il senso profondo del 25 aprile, tappa fondamentale della lotta vittoriosa dei popoli europei contro il nemico di sempre.


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