Esaminando i testi-chiave, i fondamenti, delle diverse varianti dei fascismi succedutisi nel corso della storia, ed in particolare di quella contemporanea, si incontrano serie difficoltà ad orientarsi nel dedalo di argomentazioni autocontraddittorie, raccattate qua e la in seno alle ideologie correnti. Si rinvengono costantemente cascami di idee, castelli di postulati in contrasto tra loro, che utilizzano una terminologia vaga, fumosa, generalmente non significante.
L’ideologia del fascismo italiano (ma la cosa non cambia se si esaminano tutti gli altri, segnatamente il nazionalsocialismo tedesco) è come un cassone (più propriamente un cassonetto) nel quale si riversano rivoli e cascami delle più incredibili e contraddittorie posizioni reazionarie ma anche talvolta rivoluzionarie. C’è di tutto ed il contrario di tutto: negli anni dal ’21 al 30 si rifugiarono sotto le confortevoli ali della chioccia soggetti provenienti dalle più incredibili esperienze culturali: dagli idealisti (ma armati di materiali pistole) di Gentile, agli anarco-sindacalisti soreliani, dai nazionalisti fanatici ai futuristi .L’abbraccio delle alte sfere fu caldo e cordiale per tutti: Per il filosofo Ugo Spirito, che nel ’32 accostò fascismo e bolscevismo, sostenendo inoltre l’eliminazione della figura del proprietario e la creazione della “corporazione proprietaria”, ci furono rimbrotti e lagnanze, ma anche il pubblico encomio del ministro Bottai. Lo stesso Bottai che nel ’26 aveva scritto: “Il nostro partito à avuta una generazione spontanea, irriflessa, fatta d’ impulsi, d’intuizioni, di suggestioni misteriose. La propaganda del PNF trova quindi un terreno sgombro, dove sono possibili tutte le capriole e tutte le improvvisazioni…” (in Critica Fascista).
In realtà quello che serviva alle dirigenze fasciste era solo una informe massa di sedicenti intellettuali che attribuissero una presunta dignità culturale a quella che era esclusivamente la attuazione della necessità della intera borghesia in pericolo di stroncare con il terrore e con l’assassinio il grande movimento proletario rivoluzionario del dopoguerra, in perfetta analogia a quanto avvenuto con tutti i movimenti reazionari negli altri paesi capitalisti.
Per chi abbia dimestichezza col rigore epistemologico della impostazione filosofica della teoria marxiana (v., per tutte, la prefazione al Capitale), o con quello, pur fondato su postulati erronei e fuorvianti, dei teorici del liberalismo, tutta l’impalcatura filosofica dei vari fascismi appare, talvolta anche esplicitamente, caratterizzata dal rifiuto del raziocinio, che un ideologo di destra ha definito “negatore della spontanea creatività dell’ individuo, e come tale fonte di ogni massificazione”.(v. più avanti)
Torneremo su questo elemento del rifiuto della ragione, non certo casuale e non certo disinteressato, affrontando il problema della “religiosità” e della fede fascista.
Possiamo comunque affermare che, sforzandosi di frugare tra i cascami di concetti di cui si diceva prima, si riescono ad individuare TRE costanti presenti in tutti i testi reperibili dei teorici (e quindi anche degli esecutori) della destra.
Essi sono:
a) La religiosità e l’ incrollabile fede;
b) La gerarchia, l’aristocrazia, la meritocrazia, la razza;
c) La libera e istintiva aggressività dell’ uomo;

A ben vedere, queste tre costanti sono in fondo non a caso sintetizzate nel motto della “Gioventù Italiana del Littorio”: CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE..

Abbiamo scelto di riportare alcuni brani significativi dei singoli autori suddivisi nei tre filoni fondamentali per passare poi al commento ed alle note. Riporteremo anche scritti di autori interventisti, prefascisti, di quella intellettualità borghese che in coro spingeva per precipitare milioni di italiani nel grande, assurdo e inutile massacro del ’15-18, esplicitando talvolta apertamente che quella guerra sarebbe stata anche e soprattutto una guerra “interna”, una guerra per definire una volta per tutte chi in Italia doveva comandare e chi doveva obbedire. Da quelle posizioni scaturì un filone dell’humus sovrastutturale che costituì, da li a pochi anni, l’ ideologia fascista ufficiale.
Mostreremo infine come tutti e tre i pilastri ideologici della destra sorreggano la stessa chiave di volta: la riduzione in servitù delle classi e dei popoli in quel momento più deboli da parte della casta dei forti con a Capo il Capo dei Capi, Duce o Fuerer , o Caudillo che si voglia chiamare.
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I) RELIGIOSITA’ ED INCROLLABILE FEDE.

— Rif. 1 – B. Mussolini – La dottrina del fascismo, 1940, prima parte, Idee fondamentali, (attribuita a G. Gentile):
V– Il Fascismo è una concezione religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà OBBIETTIVA (maiusc. Redaz.) che trascende l’ individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale.
IV — La vita quale la concepisce il fascista è seria, austera, religiosa: tutta librata in un mondo sorretto dalle forze morali e responsabili dello spirito;
II — Instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio: una vita in cui l’individuo, attraverso l’abnegazione di sé, il sacrificio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza quell’esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo.
2° parte, dottrina politica e sociale, (attribuita a G.Volpe ):
II – Gli anni che precedettero la marcia su Roma furono anni durante i quali…la dottrina poteva mancare, ma c’era a sostituirla qualcosa di più decisivo: la fede.
X – Per il fascismo lo Stato è un assoluto, davanti al quale individui o gruppi sono il relativo….Lo stato fascista ha una sua consapevolezza, una sua volontà, per questo si chiama uno Stato “etico”…. Lo Stato, come il Fascismo lo concepisce ed attua, è un fatto spirituale e morale, perché concreta l’organizzazione politica, giuridica, economica della nazione, e tale organizzazione è, nel suo sorgere e nel suo sviluppo, una manifestazione dello spirito.
XII – Nello Stato fascista la religione viene considerata come una delle manifestazioni più profonde dello spirito; non viene quindi soltanto rispettata, ma difesa e protetta
XIII – Lo Stato fascista è una volontà di potenza e d’imperio. La tradizione romana è qui un’idea di forza. Nella dottrina del fascismo l’impero non è soltanto un’espressione territoriale o militare o mercantile, ma spirituale o morale….La tendenza all’IMPERO, cioè ALL’ESPANSIONE DELLE NAZIONI (maiusc.red.) è una manifestazione di vitalità…Se ogni secolo ha una dottrina, da mille indizi appare che quella del secolo attuale è il fascismo. Che sia una dottrina di vita lo dimostra il fatto che ha suscitato una FEDE: che la FEDE (m.r.)abbia conquistato le anime lo dimostra il fatto che il fascismo ha avuto i suoi caduti ed i suoi martiri.

— Rif. 2 – A.Oriani – La rivolta ideale, in “Opera Omnia” con prefaz. di B.Mussolini, 1942:
I – IL MOTIVO. Esso è eterno. Sempre, a qualunque ora della vigilia, dinanzi agli inviti dell’ alba o sotto le ombre cadenti della sera, una voce si leva dal fondo della coscienza, e i nostri occhi quasi ad un appello improvviso guardano in alto…La vita fino all’ultimo passo e la luce fino all’estremo bagliore sono un moto dell’ideale. Coloro che negano il Dio della Creazione, presente nelle anime semplici, ne inventano un altro nel cosmo, esaurendo il proprio orgoglio nel non dargli alcun nome.. E nella natura immaginano leggi che sono solo una sua apparenza nel pensiero, e alla nostra vita d’ individui danno per ragione quella dell’ umanità.
VII – IL PROBLEMA DELL’AUTORITA’ – : Una religione non può essere negata che da un’altra relig..,La politica non esiste che in quanto si fissa in leggi come la religione in dogmi: i suoi organi esprimono dunque un’autorità…

— Rif. 3 – A. Hitler – Mein Kampf , IV ediz., 1942:
Pag. 47 – La fede eleva l’uomo al di sopra dell’ esistenza animale e contribuisce a rafforzare ed assicurare l’esistenza. Si tolgano all’ odierna umanità i principii religiosi e morali corroborati dalla sua educazione ed aventi per essa un valore di morale pratica, abolendo l’educazione religiosa senza sostituirle nulla di equivalente: ne risulterà una grave scossa delle fondamenta dell’ esistenza. Si può stabilire che non solo l’ uomo vive per servire ideali superiori ma questi stessi ideali danno la premessa della sua esistenza come uomo. E così il cerchio si chiude. … fin quando il presentimento o il riconoscimento sentimentale non assumono la forza di una fede apodittica. E’ questo IL PRIMO tra i fattori DI COMBATTIMENTO (m.r.) che apre una breccia all’accettazione di principi religiosi e spiana la strada….Un ideale eterno deve, quale stella polare dell’umanità, purtroppo tenere conto delle debolezze di questa umanità. La trasformazione di un’ idea generica, d’una concezione del mondo esattissima, in una comunità di credenti e di combattenti delimitata con precisione, rigidamente organizzata, una di spiriti e di volontà, è il compito più importante: perché solo dalla esatta soluzione di questo problema dipende la possibilità della vittoria. A tale fine è necessario che dall’esercito di milioni di uomini aventi, in modo più o meno chiaro, il presentimento e, in parte, la comprensione di queste verità, esca un uomo. Quest’ uomo dovrà, con forza apodittica,… foggiare granitici principii e condurrà la lotta per realizzarli fin quando…si elevi la bronzea rupe d’una unitaria comunanza di fede e di volontà. Il diritto, comune a tutti, di agire così è fondato dalla sua necessità; il diritto personale è fondato sul successo.
Pag 141 – Anche il cristianesimo non potè contentarsi di edificare il proprio altare: dovette per forza procedere all’abbattimento degli altari pagani. Solo partendo da questa fanatica intolleranza potè foggiarsi la fede apodittica, di cui l’intolleranza è appunto l’indispensabile premessa… nel mondo antico, assai più libero del moderno, comparve, con l’avvento del Cristianesimo, il primo terrore spirituale…da allora il mondo è pervaso e dominato da questa costrizione, e solo la costrizione spezza la costrizione, solo il terrore il terrore..
Pag.355 – “Dio onnipotente, benedici un giorno le nostre armi; sii giusto come sempre fosti; giudica ora se meritiamo la libertà; Signore, benedici la nostra lotta!”

–Rif.4 – G.Gentile – Che cosa è il fascismo – 1925:
…Ma c’è un’altra violenza, che è voluta da Dio e da tutti gli uomini che credono in Dio e nell’ordine e nella legge che Dio CERTAMENTE (maiusc. Redaz.) vuole nel mondo….è una santa violenza. E gli uomini, a cominciare da Gesù, ad atti di violenza ricorsero sempre che ritennero fermamente che essi rappresentassero la legge, o un INTERESSE SUPERIORE ED UNIVERSALE (m.r.). Nella Chiesa cattolica non solo i domenicani, ma anche i seguaci di S.Francesco

— Rif.5 – Berlutti – La dottrina fascista per le reclute della III leva fascista, – 1929:
…Perché la Chiesa è considerata una delle basi della società nazionale? Perché la Religione è patrimonio sacro dei popoli e la chiesa ne ha la suprema podestà.
Che cosa il Fascismo riconosce alla Chiesa? Il Fascismo riconosce alla Chiesa questa suprema podestà, la sua universalità, la sua necessaria libertà nel campo religioso, la forza morale immensa esercitata nel mondo ed ha imposto ed impone nella vita pubblica il massimo rispetto per la Chiesa.
Può il fascismo non essere religioso? No. Il fascismo non è ateo, è un esercito di credenti. Soltanto la religione rende possibile la realizzazione dei grandi ideali umani. …

–Rif.6 – M. Bardeche, intervista rilasciata a C .Quarantotto (Il Borghese, 10.05.’70)
Il mondo contemporaneo è il risultato di una feroce guerra di religione…Non si sono accontentati dei processi e delle condanne a morte di Norimberga. Non hanno ritenuto sufficiente l’eliminazione di un sistema, fascista o nazista, ma hanno preteso di cancellare un intero universo spirituale, quello per intenderci fondato sul senso della disciplina, il culto dell’energia e delle virtù virili, la scelta dell’ uomo in base al coraggio, la lealtà, ecc. E’, insomma, l’ uomo naturale, istintivo, che si vuole cacciare fuori della porta della storia, per sostituirlo con l’uomo artificiale della Ragione progressiva….
–Rif: 7 – G. D’Annunzio,Parole dette al popolo di Genova nella sera del ritorno (IV maggio MCMXV) in “Prose di ricerca, di lotta, di comando”:
O Genovesi, eccomi vostro in presenza come già fui di lontano, con voi tutto, alla vigilia della gran giornata, per pregare e per lottare, eccomi devotissimo…Porto un dono di vita e annunzio una vittoria. Ve lo dico già in questa prima ora, in questa notte di veglia E vi dico che tanto la nostra guerra è giusta, da non potersene recare il pegno se non con le nostre mani velate, come delle cose più sacre usavano i padri nostri…
Parole dette al popolo di Roma in tumulato la sera del XIII maggio MCMXV, ibid.:
Stanotte su noi pesa il fato romano; stanotte su noi pesa la legge romana. Accettiamo il fato, accettiamo la legge. Imponiamo il fato, imponiamo la legge. Le nostre sorti non si misurano con la spanna del merciaio, ma con la spada lunga. Però col bastone e col ceffone, con la pedata e col pugno si misurano i manutengoli ed i mezzani, i leccapiatti ed i leccazampe dell’ex cancelliere tedesco che sopra un colle quirite fa il grosso Giove…Io ve li raccomando, ve li consegno. I più maneschi di voi saranno della città e della salute pubblica benemeritissimi.

NOTA 1 – Abbiamo posto al primo posto di questa analisi (che riporta alcune delle posizioni più esemplificative, ma che può essere generalizzata all’infinito, non risultandoci l’esistenza di posizioni teoriche fondamentalmente divergenti da quelle segnalate) l’abile costrutto di una vera volpe della propaganda quale era G.Gentile: il fascismo si fonda sull’ immanente rapporto con una Volontà “obbiettiva”, ecc. Egli ben conosce la intrinseca debolezza del ricorso a presunte “Volontà superiori” e tenta di pararsi dietro il magistrale aggettivo “obiettivo”. Solo che , com’è ovvio, non porta, a sostegno di tale “obiettività” alcuno straccio di prova, come da millenni avviene in costrutti del genere. Analogamente nel saggio rif. 4 egli accortamente cita la legge che Dio “certamente” vuole nel mondo: neanche di questa certezza si cita uno straccio di prova, come in ogni altro costrutto che postuli la presunta esistenza di entità “spirituali”, “etiche”,”supreme” e chi più ne ha più ne citi. In realtà ci troviamo ancora una volta di fronte al secolare problema del postulato dell’ esistenza di una entità aliena rispetto alla realtà, ed al vecchio trucco epistemologico che consenta di giustificare la necessità (o l’obbligo, a seconda delle contingenze storiche) di credere all’ incredibile.
Solo l’uomo che abbia la forza incrollabile di abdicare alla sua ragione può attingere i supremi livelli della FEDE, in Dio, nel Fato, nel Duce, o in qualche altra cosa. La ragione altro non è, come dice Bardeche,, rif.6, che uno strumento di non si sa bene chi per svilire la naturale istintività del Uomo Vero e trasformarlo in una informe massa ebrea e comunista.
In questo modo si tenta di mascherare l’autocontraddittorietà delle posizioni via via espresse che si vieta siano passate al vaglio della razionalità logica, infimo cascame del “fiacco secolo dei lumi”. Così lo stesso Dio è, a seconda dei casi e della convenienza, o Amore e Misericordia, oppure Sangue e Vendetta, come il Dio del Vecchio Testamento e quello invocato da Hitler.
A.Asor Rosa, in Storia d’Italia, la cultura1975, osserva: D’Annunzio, finissimo propagandista, inventa per queste occasioni taluni moduli di persuasione che avranno un loro seguito preciso nella storia politica italiana successiva. Egli abbandona ogni tentativo di discorso “razionale”: non spiega, non dimostra – afferma.. L’esposizione dei fatti è condotta in modo tale che il riluttante o l’ostile debba provare vergogna al cospetto di tutti per ciò che pensa o dice: l’oppositore non è più uno che segue idee diverse, è già a priori un traditore, un abietto da schiacciare:“ Udite. Udite. La patria è in pericolo, la Patria è in punto di perdimento. Per salvarla da una ruina e da una ignominia irreparabili, ciascuno di noi ha il dovere di dare tutto se stesso e d’armarsi di tutte le armi”. Non c’è migliore espediente per convincere ad una decisione del sostenere che in realtà non esiste scelta, e che una è la strada da imboccare, e che quelli che non la imboccano sono dei vili, o dei traditori (rif.7)
Credere all’ incredibile, credere in ciò che si autocontraddice: da millenni generazioni di parassiti, raggruppati in caste intoccabili di preti, nobili, gerarchi, alti borghesi, vivono utilizzando questo banale trucco, costruiscono fortune e potentati approfittando della debolezza di gran parte dei loro contemporanei e del terrore che incute tutto ciò che di sconosciuto vi è in natura e che rende confortante affidarsi alla bontà di un Dio Grande e Misericordioso, e/o ad un Capo Supremo che tutto risolve. Negli ultimi secoli le caste hanno subito una radicale trasformazione, e con l’affermarsi su scala mondiale del capitale finanziario, prevalsero quelle che si affermarono come depositarie esclusive del capitale, continuando assai spesso a nascondersi dietro i paraventi di “Fedi” di variegata natura, anche se in alcune varianti il capitale si traveste da “laico”, si nasconde dietro un liberalismo scientifico, dietro una verniciatura logico-matematica, come la teoria dell’”utilità marginale”.
Mai però va dimenticata l’esperienza storica del trapasso dal liberalismo al fascismo: come i migliori liberali, non solo il “filosofo armato” G.Gentile, ma il fior fiore del liberalismo, con in testa quel B.Croce che da ministro del governo Giolitti passò a vele spiegate a ministro del primo governo Mussolini, appoggiarono la svolta storica del passaggio dalla democrazia liberale alla repressione più sanguinaria; i gruppi “liberali” del potere economico, o almeno la massima parte di essi, traslocarono armi e bagagli nell’area del più puro fascismo.
Il fascismo italiano fu il perno di questa fondamentale trasformazione: a partire da questa FEDE, e dal conseguente entusiasta appoggio (ideologico ma anche finanziario) del Vaticano, si costituì quale pilastro economico del capitale, cui assicurò con i fondi statali, un retroterra industriale,finanziario ed infrastrutturale solidissimo (l’IRI per tutti), attraverso il quale costruì inoltre in proprio un enorme potentato economico, retto dai suoi più fedeli servitori.
Vedremo nelle conclusioni come nel nazionalsocialismo tedesco questa reale e profonda natura del fascismo abbia avuto la sua massima manifestazione.
Quanto ancora oggi le superstizioni a base religiosa vengano usate per condizionare le dinamiche storiche, si può dedurre analizzando l’importanza delle sette cristiane e delle lobbies ebraiche nelle fortune del gruppo Neocon raggruppato attorno alla famiglia Bush. Anche in questo tragicamente attuale esempio si parte dalla FEDE incrollabile del ruolo storico, imposto da Dio, che gli USA hanno nell’imporre il loro modello al mondo intero.
In conclusione: il fondamento dei fondamenti dell’intera ideologia della destra fascista si basa sulla gentiliana Legge Superiore, Volontà obbiettiva che trascende l’ individuo particolare,… cioè… sul nulla., sul vuoto assoluto!

II) LA GERARCHIA, L’ARISTOCRAZIA, LA MERITOCRAZIA, LA RAZZA SUPERIORE

Oriani, Rif 2, pag. 30 –L’ARISTOCRAZIA- Quale appare e si manterrà nella storia essa è una superiorità dello spirito organizzata dalla volontà di comando.
In ogni tempo ed in ogni gruppo umano l’eccellenza di alcuni individui li alzò dominatori sugli altri, che ubbidendo barattavano istintivamente la libertà in una nuova sicurezza: quindi le prime aristocrazie furono religiose e guerriere per garantire ai deboli una certa pace nell’ anima ed un aiuto nella lotta per la vita.
L’istinto della razza e la necessità della storia creavano così nell’aristocrazia una classe responsabile della vita di tutti e depositaria della sua tradizione; l’aristocrazia doveva pensare e volere per gli altri….E questa aristocrazia primordiale somigliava già all’ultima: si costituiva spontaneamente dalla superiorità degli individui in gara sotto l’aculeo di un bisogno o la stretta di un pericolo: accettava tutti i modi di prova, consentiva tutte le contraddizioni risolvendole nella morsa di una forza vitale e micidiale, che nobilita l’individuo come il rappresentante epico o tragico di una società incapace di avere fuori di lui una coscienza…La religione accoglie il maggior numero di questi individui superiori, che non domandano alla vita il prezzo della loro superiorità….Spesso vi è antagonismo tra virtù politica e virtù morale: a certi momenti l’eroismo di razza o di nazione deve essere senza pietà verso i vinti destinati a sparire; talvolta la costruzione dello Stato non lascia la libertà che in alto, ed ogni mestiere discende nella schiavitù; tal’altra invece la frode è più indispensabile della forza, e l’immobilità delle religioni più necessaria del progresso delle scienze.

–Rif 8 – A.Soffici – Battaglia tra due vittorie, 1923, pag. 95:
“La libertà data all’uomo bruto, ancora schiavo di tutte le sue passioni,non può che fare la sua rovina…socialmente parlando, nessuno di noi si sente fratello dell’ilota rozzo e cattivo del rigagnolo o della taverna, allo stesso modo che egli non si sente per nulla e non si sentirà mai fratello nostro. Ci sono, e ci debbono essere, nell’ordine politico, delle distanze che non saranno abolite in eterno…C’è più differenza tra Epaminonda ed il mio cocchiere che non tra questo ed il suo cavallo” .
Solo che poco prima, a pag. 86 aveva scritto:
“Nessun movimento civile, sociale o politico può essere vitale ove non abbia con sé l’adesione del popolo. Poiché il popolo è numero, è forza muscolare, è salute, è purezza, è disinteresse, è entusiasmo, è odio insieme ed amore, è poesia, è religione…Consideriamo ciò che in sostanza vuole, anche, il leninismo, almeno quello autentico. Non vuole forse che alle putride classi dette dirigenti, siano sostituiti elementi nuovi, freschi, più umani e meno corrotti?”….

A. Hitler, Rif. 3 – pag 70 – “Nel dominio dei nostri fondamentali elementi di razza, che rimasero non mescolati, si trova il fondamento di ciò che noi designiamo con la parola”superindividualismo”…Se il popolo tedesco, nel suo sviluppo storico, avesse posseduto quella unità di armento che possedettero altri popoli, oggi il Reich tedesco sarebbe il padrone della Terra….-una pace fondata sulla vittoriosa spada di un popolo di dominatori, che s’impadronisce del mondo per servire ad una SUPERIORE CIVILTA’ (m.r.)…
Nei torbidi tempi dell’ignoranza di tutte le leggi della razza, quando il valore di un uomo appariva uguale a quello di un altro, la chiara conoscenza del diverso valore dei singoli elementi fondamentali mancava. Ma oggi sappiamo che l’assoluta mescolanza degli elementi del nostro corpo nazionale avrebbe apportata forse la potenza esterna, ma avrebbe resa irraggiungibile la PIU’ ALTA META DELL’UMANITA’, perché quello che fu scelto VISIBILMENTE dal Destino per raggiungerla sarebbe perito nella generica poltiglia di razze della nazione unitaria.
Chi parla della missione del popolo tedesco sulla Terra, deve sapere che questa può solo consistere nella formazione di uno Stato ravvisante il suo compito supremo nella conservazione e nell’incremento degli elementi più nobili, rimasti illesi, della nostra nazione; anzi dell’ intera umanità…Appare una missione realmente elevata quella di conservare e promuovere un’ umanità superiore, DONATA A QUESTA TERRA DALLA BONTA’ DELL’ONNIPOTENTE.”
Pag 112 – ”Il nostro decadente mondo borghese non sospetta che qui in verità si commette un peccato contro la ragione; che è una colpevole follia quella di ammaestrare UNA MEZZA SCIMMIA in modo che si creda di averne fatto un avvocato…Si pecca contro la Volontà dell’Eterno Creatore lasciando languire nell’odierno pantano proletario centinaia e centinaia delle sue più nobili creature per addestrare a professioni intellettuali Ottentotti, Cafri e Zulù. Perché qui si tratta proprio di un addestramento, come nel caso di un cane, e non di un “perfezionamento scientifico”. (M.R)

–Rif. 9 – L.PARETI – I DUE IMPERI DI ROMA – 1938- pag.248 -Epilogo:
“Un duplice fatale destino, una duplice ascesa, benefica per il mondo, dal borgo alla nazione, e dalla nazione all’Impero: tale è la storia d’Italia. E agli albori dei due Imperi, due uomini fatidici, due grandi creatori del Futuro: Cesare e Mussolini, binomio i cui termini sono separati da due millenni, e che rimarrà nei millenni della nostra storia. Cesare…è l’idea eterna che urge e si affina; è il pensoso saggio dominatore che sa risorgere anche nel futuro,…forgiatore dell’ avvenire. E noi Italiani sentiamo, che il saggio di sovrana equità, il forte creatore, Colui che può diffondere il MISTICO BRIVIDO CESAREO animatore dei popoli, è rinato per noi e per il mondo, ed ha riaperto, e sta riaprendo a Roma ed all’idea romana, nuove e più indistruttibili vie imperiali, sulla terra,nei mari e nei cieli.”.

–Rif. 10 – PARTITO NAZIONALE FASCISTA – IL SECONDO LIBRO DEL FASCISTA – 1939 :“La razza è costituita e delimitata dalla eredità costante di quei caratteri che la distinguono da tutte le altre. Si ereditano, nella razza anche i caratteri MORALI, ossia quell’insieme di istinti, di inclinazioni, di attitudini, di doti che compongono la personalità umana….Si è convenuto di chiamare ariane quelle stirpi di razza bianca che, discendendo da una famiglia etnica pura e nobilissima, parlano linguaggi derivanti da una lingua madre comune e appaiono legate nello sviluppo storico della civiltà….La primitiva popolazione italiana si può considerare NATIVA del nostro suolo. Con questa popolazione autoctona si unirono poi per gruppi, in tempi successivi, genti di razza bianca venute dal mare o attraverso i valichi alpini. L’unità della razza italiana fu realizzata in pieno da Roma, che sorse provvidenzialmente come il nucleo attorno al quale si sarebbe organizzata la nostra civiltà…Nell’espandersi dell’Impero Romano, e dopo la sua caduta, altre genti, sempre di razza bianca e di origine prevalentemente nordica, vennero in Italia, entrarono nell’orbita della civiltà romana e nell’ unità razziale della nazione.
LA SUPREMAZIA DELLA RAZZA ARIANA – La storia documenta che in tutti i tempi i popoli di maggior civiltà sono stati quelli della nostra razza. La civiltà attuale, in tutto ciò che ha di solido e di elevato, è opera di stirpi ariane. La razza a cui noi apparteniamo è alla testa del mondo.
LA DIFESA DELLA RAZZA – La storia rivela un destino di giovinezza e di forza perenne degli Arii. Ma il destino può essere mutato, in bene o in male. La razza ariana presenta, qua e la, situazioni di pericolo o di decadenza…Se nel passato sono avvenuti miscugli nell’ordine fisico, e cedimenti nell’ordine morale, essi vanno eliminati. I miscugli o incroci si eliminano coll’impedire che si rinnovino e si moltiplichino… La razza è quantità e qualità. Rientrano nella difesa della razza la custodia della religione tradizionale, della famiglia, delle virtù domestiche…
IL PENSIERO DEL DUCE SULLA RAZZA – La Rivoluzione Fascista appare, fin da principio, come un movimento di difesa e innalzamento della razza. Ciò fu chiaramente affermato dal DUCE (maiusc. nel testo) il 3 aprile 1921, con le seguenti parole: “Com’è nato questo Fascismo?…E’ nato da un profondo, perenne bisogno di questa nostra strirpe ariana e mediterranea, che a un dato momento si è sentita minacciata nelle ragioni essenziali dell’esistenza”. Nell’ora più grave della guerra -2 novembre 1917 – il DUCE espresse la sua fede nella grande eredità morale degli Italiani: “Il dolore ci percuote ma non ci abbatte. Qui si rivela la nobiltà della nostra stirpe. Tutto si riduce alla nostra qualità fondamentale e gloriosa di Italiani.”. Il 7 novembre 1921 il DUCE dava una consegna: “Il Fascismo si preoccupi del problema della razza; i Fascisti devono preoccuparsi della salute della razza con la quale si fa la storia.”…2 aprile 1923: “Il problema della espansione italiana nel mondo è un problema di vita o di morte per la razza italiana”…31 luglio 1935: “Noi Fascisti riconosciamo l’esistenza delle razze, le loro differenze e la loro gerarchia”..
18 settembre 1938: “Nei riguardi della politica interna il problema di scottante attualità è quello razziale. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il problema razziale non è scoppiato all’improvviso come pensano coloro che sono abituati ai bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni. E’ in relazione con la conquista dell’ Impero: perché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime. Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno”.
RAZZA E IMPERO – … Il meticcio – ossia il figlio di due individui di cui uno di colore- è un essere moralmente e fisicamente inferiore, facile vittima di gravi malattie ed inclinato ai vizi più riprovevoli…La razza conquistatrice deve affermare in ogni momento dell’esistenza pubblica e privata, nei rapporti con le altre razze, la propria superiorità.

NOTA 2 – La tragicità delle conseguenze delle abnormi posizioni sopra riportate impediscono ogni sarcasmo. Tenteremo di fare notare, se fosse necessario, tre elementi fondamentali: la falsità assoluta di ogni teoria di una presunta superiorità di casta o di razza, la sua contraddittorietà a livelli multipli e la sua assoluta strumentalità.
1) Già negli anni del ventennio fascista le conoscenze scientifiche erano sufficienti a ridicolizzare ogni teoria basata sulla superiorità di una razza sulle altre. Lo stesso concetto di “razza” è di pressoché impossibile definizione ma decine di “scienziati” fecero le loro fortune certificando tali obbrobri! Per chi abbia un minimo di conoscenza dei flussi di popolazione che si sono succeduti in Italia ed in tutta Europa, i tragicomici tentativi di fissare i caratteri della presunta razza ariana, e della sua sottospecie, quella italica, costituiscono, essi si, un titanico sforzo miseramente abortito. La popolazione italica è un eccellente esempio di “meticciato” cui hanno contribuito popoli di provenienza nordica, araba, balcanica, e chi più ne ha più ne metta. I primi insediamenti è ben noto che non sono autoctoni ma provenienti dai primi ceppi di Homo Sapiens sviluppatisi nel cuore dell’Africa! Tutta l’impalcatura di questo secondo pilastro del fascismo non presenta un solo granello di consistenza!
2) L’autocontraddizione insita in tutto il pensiero reazionario trova in Soffici (rif. 8) la sua più chiara manifestazione. Egli odia la borghesia, ma difende il principio della proprietà privata; vuole abbattere tutta la tradizione, si proclama assolutamente rivoluzionario, ma dichiara che la società regge solo se fondata sui principi di Patria, Gerarchia, Proprietà; difende i soldati fuggiti a Caporetto dalla strage, ma anche gli alti ufficiali che quella strage avevano causato. Il popolo è rozzo, turpe, sporco. Ma è anche sano, gronda purezza, disinteresse. Tutto ciò a distanza di sole 9 pagine! Gli esempi potrebbero continuare all’infinito:
Se il popolo tedesco si fosse fuso in un’unica nazione ed un’unica razza, avrebbe conquistato il mondo…ma non sarebbe stato puro come invece è, per massima fortuna dell’umanità, in modo che ora possa conquistare il mondo (rif 3).
Il Fato, la Volontà immanente, il Sommo Creatore, impongono che la pura razza tedesca conquisti il mondo (rif.3).
Il Fato, la Volontà immanente, il Sommo Creatore, impongono che la pura razza latina conquisti il mondo (rif 9, rif. 10). E lo stesso si troverà nella retorica portoghese dell’era salazariana, in quella franchista in Spagna, Ustascia in Croazia. Ecc., ecc., ecc.
3) Non è difficile a questo punto dedurre, solo che si decida di usare questa elementare capacità logica, a cosa realmente sono finalizzate queste abnormi mostruosità: solo ed esclusivamente a creare una base di diffuso consenso emotivo alla più ancestrale delle tendenze che l’uomo abbia manifestato nel corso della sua storia come essere sociale, la tendenza a opprimere e sfruttare i più deboli. In alcune delle posizioni riportate (Oriani più di ogni altro) tale realtà è ammessa senza troppe pudicizie ed orpelli, ed anzi vengono elencati i presunti vantaggi che i servi hanno nell’affidarsi al Padrone. Non viene preso però in considerazione un piccolo dettaglio: che non sempre i servi sono d’accordo con lui (purtroppo non tutti hanno letto Rivolta Ideale, come dovrebbero) quindi talvolta tendono a liberarsi dei Padroni. Ma questo è solo un dettaglio.
Sappiamo come queste posizioni abbiano tentato di fornire giustificazioni “colte” all’esplicito piano dei gruppi fascisti di conquista imperiale del mondo, e come la schiavitù sia stata praticata realmente negli anni della 2° guerra su milioni di esseri umani, assieme allo sterminio di altre diecine di milioni. Come è ben noto ciò avvenne ad opera del gruppo dirigente nazista che si identificava col comando militare germanico; ma con la fattiva collaborazione degli altri fascismi, italiano in primo luogo, e di quelli che immancabilmente si costituivano nei paesi conquistati dal Reich e che oggettivamente costituivano i cani mastini, non meno sanguinari del Padrone, nella folle avventura imperiale.
Questo fu il reale ruolo del fascismo italiano, del Filosofo armato Gentile, e di tutti i suoi accoliti, al di la delle roboanti e deliranti balordaggini di cui sopra: quello di delatori infami per conto delle SS per la cattura di diecine di migliaia di antifascisti o di altri cittadini incolpevoli da spedire nei lager.
Questo vollero il Fato, il Supremo Creatore, la Volontà Obbiettiva. Poi ad un certo punto ci ripensarono, ed i promotori di tutto ciò affogarono nel sangue delle loro stesse vittime. Il Fato e gli altri soggetti di cui sopra sono pregati, in seguito, di fare più attenzione.

III) LA LIBERA ED ISTINTIVA AGGRESSIVITA’ DELL’UOMO

Bardeche, rif. 6: “Nei giovani è l’istinto prigioniero che urla in gabbia. E’ l’uomo naturale, “animale” che cerca di uscire dalla camicia di nesso dell’uomo “razionale”….Potrebbero diventare eroi e finiscono invece a diventare pirati della strada. Ma sono sempre gli eredi, stralunati e confusi, degli antichi conquistatori. Ieri saltavano su un cavallo e correvano nella battaglia. Oggi, rubano una motocicletta, e corrono a duecento all’ora. Perché quei giovani non sono immorali. Sono qualcosa di peggio…Gli uomini di destra non presentano un sistema astratto, non costruiscono le città con riga e compasso, ma lasciano che cresca secondo le sue libere e naturali inclinazioni….”

Rif. 11 – Y. MISHIMA – citato in un manifesto dei giovani del M.S., 25/11/97: “Il carattere è come il corpo di una sciabola: quando lo tieni conservato nel fodero si arrugginisce e non è tagliente. E’ una cosa che devi sempre usare e curare”

Oriani, rif. 2 – “Il guerriero antico aveva un carattere ed una funzione immutabile; viveva dentro la forza e per la forza…Se un’idea religiosa o un disegno civile o una forza economica gli legavano talvolta la spada nel fodero, o lo costringevano soltanto a non brandirla che dietro un ordine, una volta brandita la spada, il guerriero diventava padrone, e la sua volontà non aveva altri limiti che nella necessità stessa dell’impresa….Prima il guerriero è un selvaggio, fors’anco un antropofago, animale e fanciullo che vuole essere ammirato e si ammira, vittima dell’ozio e della morte; dopo è un eroe. Ma nell’eroe il selvaggio è rimasto….
La morte nella guerra è ancora la più spirituale, poiché l’uomo vi soccombe alla forza di un’idea, nella coscienza della propria volontà: è quindi assurdo affermare che il soldato vi sia schiavo, perché non può sottrarvisi che incorrendo nella disobbedienza il medesimo rischio, mentre invece egli vi si muove come in ogni altra opera, libero dentro una necessità spirituale”
.
Rif. 12 – Manifesto murale del gruppo “Senza Tregua” (1998) relativo all’uomo ideale della destra fascista: ”Devi avere la mente di un bimbo ed il cuore di un leone”.

NOTA 3 – Questo concetto è in realtà presente, talvolta in modo implicito, tal’altra del tutto esplicito, in tutte le prese di posizione della destra fascista (V. anche, più avanti, G. Bottai). L’individuo dotato di superiori doti personali, riesce a sollevarsi al di sopra della massa raziocinante e ad imporre ad essa il suo superiore volere. E’ un invito chiaro ed esplicito a smetterla una volta per tutte a chiedersi, applicando le deteriori armi della logica raziocinante, che senso abbia ed a cosa serva un movimento come quello fascista, a cui occorre invece ciecamente credere, ciecamente obbedire e per esso ferocemente uccidere. Palesemente finalizzato cioè a nascondere agli sprovveduti che cadono nella trappola emotiva, la natura reale, di classe, dei movimenti reazionari
E’ il caso di segnalare una interessante variante di questa impostazione superomista dell’individuo che, predeterminato da divina luce, dall’alto della sua superiore visione distaccata dalla volgarità degli interessi materiali, muove, novello Gabbiano Livingstone, o novello Frodo verso gli Alti Ideali (ancora una volta: Coraggio, dedizione assoluta al Capo, ecc ecc.).Questa fumogena variante,data in pasto a sprovveduti liceali, si innesta perfettamente in quella paccottiglia di subculture del tam tam metropolitano (esoterismi, astrologie, spiritualismi,re-birthing, dianetics, buddismi, induisti, new age, culto dei vari trip e via discorrendo) che i media sbattono sul mercato, tutti con l’unico riferimento culturale del più spudorato idealismo, scopertamente finalizzato a distaccare i giovani dalle tematiche drammatiche che essi si trovano ad affrontare.
Un adesivo (1977) della “Comunità nazionalpopolare” così vaneggia: “A voi il tempo, a noi l’Eternità”. E un manifesto anonimo del Giugno ’98 sul centenario dalla nascita di J.Evola, lo definisce “cultore di tradizioni esoteriche”.

CONCLUSIONI

Torniamo ancora sulle riflessioni di G. Bottai: “Ho sempre riconosciuta l’origine del fascismo come non teorica e non logica, non derivata da un compendio sistematico e preordinato d’idee, o da un gelido calcolo della ragione; anzi, in tale non teoricità e alogicità ho sempre riscontrato uno dei pregi del movimento nel suo primo sviluppo e uno dei segreti del suo rapido e impetuoso successo” (Vent’anni e un giorno, 1949). E nel ’26 aveva scritto (in Critica Fascista),: “Si vuole un elenco dei punti di provenienza? E’ un po’ lungo, ma si può anche fare: anarchici, comunisti, socialisti, socialisti riformisti, repubblicani, mazziniani, popolari, cattolici nazionali, liberali di sinistra, liberali di destra, democratici di varie tinte, massoni di questo o di quel palazzo, corridoniani, deambrisani, giolittiani, orlandiani e, giù giù per la minutaglia dei partiti personali”.
Non è difficile comprendere come questa informe e contraddittoria schiera di posizioni poteva essere utilizzata dai detentori del traballante potere capitalistico solo estrapolandone alcuni elementi comuni, i soli veramente utili a rilanciare verso insperati obbiettivi quella lotta di classe che metteva seriamente in discussione gli equilibri di forze dell’era giolittiana. I tre elementi che furono sinteticamente espressi come CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE.
A cosa portarono questi tre elementi che, unici tra mille fumosi rivoli, unificarono il fascismo italiano come unificarono quello tedesco o quello degli altri paesi capitalisti?
Come anticipato nella premessa, da questi elementi scaturisce necessariamente una volontà di violenta coercizione all’interno ed imperiale all’esterno. Le vicende storiche hanno ostacolato fino al ’43 (anche per la eccessiva eterogeneità della sua composizione), la realizzazione in Italia di un fascismo compiuto nei suoi scopi dichiarati, operazione che si è potè invece completare nella Germania Hitleriana.
E abbiamo già detto della sostanziale identità ideologica ed operativa tra nazismo germanico e Repubblica Sociale Italiana, fatti salvi i rapporti di forza che fecero della RSI solo il feroce cane mastino del Reich negli ultimi anni della guerra.
L’impulso alla riduzione dei più deboli in schiavitù viene esaltato dal Bardeche, rif. 6, che commentando il suo fondamentale testo “Sparta ed i Sudisti”, allora fresco di stampa, afferma che “Spartani e Sudisti sono uniti dalla stessa concezione dell’uomo e della vita. Credono in alcune leggi fondamentali che nessuna ideologia potrà cancellare senza cancellare insieme l’uomo.”. Se cerchiamo di capire quali furono questi valori comuni, ci rendiamo subito conto che Sparta era, tra le poleies greche, tutte schiaviste, quella più ferocemente schiavista, così come i sudisti americani furono quelli che, solo perché costretti da una sconfitta militare, accettarono di trasformare lo schiavismo assoluto in schiavismo salariato
Crediamo che sia emerso in modo incontestabile quale sia la inevitabile meta finale dei movimenti fascisti se le circostanze storiche lo permetteranno: la riduzione in schiavitù delle masse popolari interne e dei popoli vinti in tutto il mondo, con il corrispettivo sterminio di tutte le “bocche inutili”.
Questo vuole la Volontà Superiore, il Fato, Il Supremo Creatore. Questo non vogliono gli uomini che intendono usare quelle capacità raziocinanti che il lungo processo di selezione ha fornito loro.
Analizzando le posizioni via via espresse dai personaggi nei quali ci siamo imbattuti in questa rassegna, siamo arrivati alla conclusione che esistono, sul piano soggettivo, due varianti di individui che professano il fascismo.
Una ristretta cerchia è costituita da soggetti che sperano, in perfetta malafede, di farsi strada traendo vantaggi personali da regimi del tipo di quelli che la storia ha già espresso, quanto meno offrendo i propri servigi ai potentati economici che prima o poi di questa roba avranno ancora bisogno. Auguri..
Per la massima parte si tratta però di soggetti fortemente carenti a molteplici livelli, spesso, visto i materiali che riescono ad ingerire, come quelli citati, di interesse psichiatrico.
E d’altronde non pochi studiosi (Reich per tutti) hanno interpretato il fascismo come patologia psichica di massa.
Tale chiave di lettura è tuttavia costantemente apparsa insufficiente o fuorviante, giacchè non può un’alterazione clinica costituire il sostrato di grandi movimenti storici, anche recentissimi.
Si tratta invece, come è ampiamente emerso e come è immediato comprendere, della base e della giustificazione teorica di una società rigidamente divisa nelle due classi di chi comanda e di chi deve obbedire, di chi sfrutta e di chi deve accettare di essere sfruttato, fino alle abiezioni più estreme quale lo schiavismo e lo sterminio di massa che abbiamo esaminato.
Passando dal livello individuale a quello delle nazioni, il discorso spazia sui popoli predestinati al comando (gli Ariani, o a seconda dei casi, i Latini, i Lusitani, i Magiari, i Croati e via discorrendo) e su quelli predestinati all’ asservimento (primi tra tutti, negli anni ’30, gli Ebrei, i Rom, i negri, ecc. ecc.). Salvo, col dilagare del sionismo, ad invertire le posizioni: questa volta, nell’ ideologia biblico-fascista di Israele è il popolo ebreo, prediletto questa volta da Dio, ad avere il diritto di tenere in schiavitù i popoli da Dio non prediletti, gli Arabi primi tra tutti.
E’ così che la classe al potere in una nazione dominante costruisce le basi teoriche dello sfruttamento imperialistico in tutto il mondo.
Non si può comprendere fino in fondo il substrato reale delle elucubrazioni “culturali” del fascismo se si astrae dal comportamento reale dei fascismi reali, ed in particolare da quello che più di ogni altro riuscì ad avvicinarsi, a cavallo tra gli anni ’30 e ’40, alla realizzazione compiuta delle teorie del fascismo (oltre a divenire il primo referente della più grande alleanza fascista della storia), e cioè dal fascismo hitleriano (o meglio hitleriano-mussoliniano). Nelle vicende del fascismo hitleriano troviamo tutti gli elementi per la comprensione di termini come “concezione etica dello Stato” , “rifiuto della massificazione”, “valorizzazione dell’uomo libero ed istintivo”, “società aristocratica e gerarchica”, “difesa dell’onore e degli ideali”.
Proprio perché si sviluppò in una delle nazioni più potenti del capitalismo mondiale, come reazione ad una delle crisi più gravi della storia economica capitalista, il fascismo tedesco indica il percorso che ogni altro fascismo tende inevitabilmente a seguire se le condizioni storiche lo permetteranno.

LA RISCOPERTA DELLO SCHIAVISMO, CHIAVE DI LETTURA DEL FASCISMO CONTEMPORANEO
Abbiamo visto come l’elemento-chiave per la comprensione del nazifascsmo è il ricorso generalizzato allo schiavismo più disumano per il superamento della grande crisi economica. Schiavismo ampiamente annunziato nelle premesse teorico culturali che erano state sviluppate negli anni precedenti. Se non si chiarisce a sufficienza questo punto, si rischia di confinare il fascismo nel campo della psicopatologia di massa e di perderne di vista il profondo significato sul piano economico.
Laddove la società liberal-democratica afferma di aver totalmente eradicato ogni traccia di schiavismo, la sua mutazione, il fascismo, vera ruota di scorta del liberalismo, (come è dimostrato dall’esame dei periodi di transizione al fascismo in ogni nazione che abbia seguito tale percorso) ha sempre posto il lavoro coatto a suo fondamento economico.
Il fascismo italiano arrestava il genocidio dei popoli libico ed etiopico solo nel momento in cui la manodopera indigena rischiava di essere insufficiente alle esigenze colturali o industriali italiane. Tutta la documentazione reperibile lo conferma in modo in equivoco.
In Germania le pratiche di annientamento e sterminio erano entrati in uso ben prima del 1941 e non nei confronti degli Ebrei, ma proprio dei mitici ariani germanici se essi non erano in grado di produrre valore. La vasta documentazione prodotta da L. Poliakov (Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, 1995, fondamentale collazione di documenti storici) dimostra come già nel 1939 (ufficio T4) appositi reparti ospedalieri provvedevano alla eliminazioni delle “bocche inutili”: disabili,vecchi, ammalati cronici. Era stata prevista la eliminazione di un milione di “bocche inutili”. Per vari motivi il loro numero reale fu di “soli” 70.273.
La teorizzazione esplicita dell’uso economico della merce-uomo trovò il massimo esponente in Himmler, il vero teorico dell’ uso del lavoro schiavistico per la soluzione dei problemi economici della nazione germanica e più in generale dell’ impero a comando tedesco di cui si prevedeva l’imminente avvento.
Schiavismo, sia sempre ben chiaro, non solo nei confronti degli Ebrei (la scelta di questo popolo quale capofila della riduzione in schiavitù richiede una analisi storica che esula dai limiti della presente nota) ma di ogni popolo refrattario alla dominazione germanica, quali Rom, Russi, Bielorussi, con la mostruosa aggravante che, dall’invasione della Polonia in poi, il numero di schiavi fu di gran lunga superiore alla possibilità di loro utilizzo. Essi vennero quindi usati “a perdere”, assolutamente sottoalimentati, e, appena inadatti al lavoro, eliminati assieme a vecchi e bambini.
Come dimostra la vasta ed inconfutabile documentazione disponibile, i campi di sterminio furono il terminale di un processo di sfruttamento totale e assoluto dell’uomo, rastrellato nel corso di spedizioni analoghe a quelle che le società schiavistiche della epoche storiche precedenti organizzavano per approvvigionarsi di merce-lavoro.
Ma mentre nelle esperienze storiche a noi note la merce-schiavo veniva almeno mantenuta in vita per mantenerne e valorizzarne il suo valore di mercato, nel caso del nazifascismo la disponibilità di schiavi fu tale da permetterne il loro uso con il minimo costo (pressoché zero) per cibo e vestiario, e la successiva eliminazione, dalla quale veniva oltre tutto estratto altro valore (oro, occhiali, vestiario, persino materia di origine organica).
Questo è l’inevitabile sviluppo di una società neo-schiavista se la merce-uomo diventa sovrabbondante. E questo è il vero significato della retorica dell’Uomo superiore, dell’Individuo che si erge contro la massificazione dei popoli per imporre il suo essere “più in alto”
I campi di sterminio furono in realtà campi di schiavitù fino alla morte ed allo sterminio. Attorno ad essi già dal 1940 fiorirono migliaia di attività di tipo capitalistico. Hermann Goering werke, I.G. Farben , ecc. ecc. aprirono un incredibile numero di reparti attorno ad Auschwiz ed agli altri più importanti campi.
E’ una realtà che viene costantemente nascosta o sottovalutata da tutto il fronte capitalistico, dai fascisti fino ai revisionisti moderni, per non ammettere la reale natura del sistema dello sfruttamento, che non arretra davanti alle mostruosità più aberranti se esse sono necessarie al raggiungimento dello scopo finale, la valorizzazione del capitale.
Un fenomeno da analizzare con attenzione fu la creazione di fiorenti attività industriali ed agricole private da parte del comando centrale e di comandi distaccati di SS, tutti gestiti utilizzando rigorosamente la merce-schiavo ampiamente disponibile. La nascita quindi di una classe di imperialisti che sfruttavano in prima persona la supremazia militare per estorcere plus-valore alla manodopera schiava.
Questo fu il fascismo reale nella sua forma più sviluppata, questa è la “visione etica dello Stato”, formato da “uomini superiori, gerarchicamente organizzati per l’ottenimento del superiore fine della difesa dei Valori supremi e della purezza della razza e per la Gloria della Nazione”.
Nell’anno della retorica commemorazione dell’ “Olocausto”, finalizzata in realtà al giustificazionismo dei massacri commessi dallo stato ebraico nei confronti dei popoli arabi, occorre dare una base profonda all’orrore che suscita il ricordo dei campi di sterminio, la coscienza che solo la definitiva eliminazione del sistema dello sfruttamento potrà eliminare il ripetersi di eventi di tale natura.
Le collusioni costanti, anzi l’identità tra fascismo repubblichino mussoliniano e nazismo germanico, dai rastrellamenti alla gestione di campi di sterminio come la risiera di S. Sabba, debbono costituire la base storica per valutare il periodo delle foibe e della giustizia partigiana negli anni ’45 e ’46. Astraendo da esse, come fanno gli illustri revisionisti degli ultimi anni, si fornisce esattamente una base giustificazionista al revanscismo fascista di questi anni e si mina alla base il senso profondo del 25 aprile, tappa fondamentale della lotta vittoriosa dei popoli europei contro il nemico di sempre.

I rapporti fascismo-USA

Sempre il citato fascista Bardeche afferma: “del comunismo rifiutiamo l’egualitarismo, il materialismo…… del capitalismo la democrazia che diventa demagogia, la libertà che degenera in anarchia……La democrazia è condannata perché non è un regime adatto al mondo moderno, non a causa delle sue idee false, del suo contenuto che noi condanniamo, ma per cause puramente tecniche. Non risponde più alle necessità dei nostri giorni, che con il vertiginoso aumento della popolazione pongono sempre più problemi di disciplina e di ordine che il meccanismo democratico non può fronteggiare. E’una vecchia carretta, con tutti i difetti possibili. Ma ciò non toglie che noi siamo materialmente protetti dal comunismo perché siamo nell’orbita americana. Come reagirebbero gli USA alla presa del potere in un paese europeo da parte dei comunisti? Con lo schiacciamento militare della rivolta comunista e con l’appoggio ad un regime autoritario che metta fuori legge il comunismo…..”
Alla faccia dell’onore, della fedeltà e della coerenza, supremi beni dell’Uomo! I fascisti hanno dichiarato guerra all’America, hanno portato l’Europa nel baratro, ma poiché il vincitore USA li protegge dalla collera popolare, allora tutti sotto la buona chioccia yankee, tutti al servizio del feroce nemico di pochi anni prima!
Non è necessario andare oltre. La inestricabile complicità tra Stato italiano, fascismo internazionale, Governo USA, da Gladio alle stragi ed oltre, è qua candidamente e magistralmente dichiarato. E cosa offre il fascismo in cambio della sua fedele adesione agli interessi del capitalismo imperialista? Come abbiamo peraltro più volte constatato nel corso degli eventi storici dell’ultimo secolo, offre “ordine e disciplina”. E’ necessario che agli smemorati fautori della nuova “pace sociale”, del mortifero abbraccio con i “ragazzi di Salò” tutto ciò sia chiarito una volta per tutte.

POSTFAZIONE
Chi abbia avuto occasione di consultare la vasta documentazione storica relativa alle vicende che dai presupposti ideologici che abbiamo esaminato sono scaturite (ma sarebbe più corretto ipotizzare che i presupposti ideologici altro non sono che la sovrastruttura necessaria per colorare con una mascheratura ideologico-culturale -abbiamo visto con che risultati!- una serie di movimenti resi necessari da urgenze legate al mantenimento di precisi rapporti economici e di potere), non può che rimanere sconvolto dalla selvaggia animalità che ha caratterizzato sul piano individuale i protagonisti della storia del fascismo.
Molti testimoni o lettori, dinanzi alle vicende del comportamento delle truppe tedesche, delle bande della Repubblica Sociale, delle truppe italiane occupanti in Libia, Etiopia, Slovenia, delle gesta delle altre bande fasciste del passato e del presente, traggono conclusioni a dir poco nichilistiche sulla animalità ineliminabile che caratterizzerebbe l’essere umano “in quanto tale”.
Ho esaminato la questione negli appunti su Nietzsche ai quali rimando


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